Usanze e piatti tipici delle due celebrazioni che esorcizzano la paura della morte
La Festa dei Morti e Halloween sono due ricorrenze in cui il cibo ha un ruolo centrale non soltanto sotto forma di dono ma, soprattutto, come legame simbolico con i propri defunti.
Ultimamente, nonostante la tradizionale Commemorazione dei defunti sia stata quasi accantonata a favore del consumismo e dei nuovi trend di importazione statunitense, la Festa dei Morti non ha perso il suo smalto e la sua importanza a livello sociale.
Essa mantiene un forte valore educativo proprio perché in questa occasione gli adulti cercano di insegnare ai più piccoli a non avere paura del mondo dei defunti e della morte in generale.
Anzi, questa ricorrenza permette di mantenere una connessione speciale con gli affetti che non ci sono più e sentirli sempre vivi.

Ma quali sono le preparazioni gastronomiche che caratterizzano la Festa dei Morti?
Scopriamole insieme!
I piatti tipici per la Festa dei Morti in Italia
In quasi tutte le regioni italiane non possono mancare dolci, piatti tipici o usanze legate alla Commemorazione dei defunti:
- in Piemonte e nelle Marche le ossa di morto (biscotti di mandorla) sono le delizie tipiche
- a Treviso si mangiano delle focacce caratteristiche, i “morti vivi”
- in Emilia, nel Lazio e in Umbria sono immancabili le fave dei morti o fave dolci (pasticcini alla mandorla)
- in Lombardia si prepara il pane dei morti (piccoli panini dolci con uvetta, biscotti sbriciolati, fichi secchi e cannella)
- in Puglia la “colva” (dolce a base di grano cotto, uva, fichi secchi e frutta secca) è un classico intramontabile.
Queste sono soltanto alcune delle infinite preparazioni regionali sparse in tutta Italia dove, fortunatamente, le tradizioni culinarie legate alla Festa dei Morti resistono ancora molto tenacemente!
E ad Halloween non si mangia? Certo che sì!
Le delizie di Halloween
Gran parte delle ricette legate a questa festa prevedono la zucca come ingrediente principale, anche se la tradizione culinaria anglosassone è ricca di preparazioni originali che si consumano proprio in occasione di Halloween:
- Barmbrack – un pane farcito con frutta secca
- Colcannon – una pietanza tipicamente irlandese, preparata anche per il giorno di San Patrizio, è uno stufato di patate e cipolle verdi
- Candy Apples – mele infilzate con uno spiedino e immerse nello zucchero caramellato (quelle che noi chiamiamo comunemente le “mele di pinocchio”)
- Candy Corn – caramelle tricolore che assomigliano a un chicco di mais e sono composte da zucchero, sciroppo di granoturco e gelatina gommosa
- Pumpkin Pie – la celebre torta di zucca.

A tutte queste prelibatezze si aggiungono bonbon, chewing gum, lecca lecca, cioccolatini e dolcetti multicolore che fanno impazzire i più piccoli e che arricchiscono il “bottino” dei ragazzini dopo il classico “Trick or Treat”!

Dolcetto o scherzetto ma all’italiana!
L’usanza dei bambini di andare in giro a fare “Dolcetto o scherzetto” tipica di Halloween si è diffusa in Italia grazie alla moda statunitense, anche se le sue origini non sono proprio quelle importate dal nuovo mondo!
“Trick or Treat” è un’espressione che nasce da una tradizione medievale – la pratica dell’elemosina – e che si ritrova anche nei classici festeggiamenti di Ognissanti.
In questa occasione i poveri passavano di casa in casa a chiedere cibo in cambio di preghiere per i morti da recitare nel giorno della Commemorazione dei defunti, il 2 novembre.
In Italia, sin dall’antichità, si distinguono numerose usanze simili a quella di Halloween con originali e curiose varianti:
- in Calabria a Serra San Bruno i ragazzini intagliano una zucca riproducendo un teschio (Coccalu di muortu) con il quale girano per il paese dicendo: “Mi lu pagati lu coccalu?” – “Me lo pagate il teschio?”.
- A San Nicandro Garganico (Foggia) i bambini, chiedendo un’offerta, bussano alle porte recitando “Damm l’anma i mort, ca snnò t sfasc la porta” – “Dammi l’anima dei morti, altrimenti butto giù la porta”.
- In Friuli, sia a Natale che a carnevale, i più piccoli travestiti da mostri bussano di porta in porta recitando filastrocche in cui chiedono dolci o piccoli regali in cambio di un augurio rivolto all’interlocutore di accedere al Paradiso.
- In Sardegna ancora resistono due antichissime tradizioni:
– i bambini si recano di casa in casa, pregando per le anime dei morti in cambio di doni e dicendo frasi di rito come “Mi ddas fait is animeddas?” – “Mi fa le piccole anime?” o “Carchi cosa pro sas animas” – “Qualcosa per le anime”.
– Gli adulti attraversano le vie del paese percuotendo graticole e scuri allo scopo di intimorire ragazzi e bambini che nel frattempo vagano per le strade con zucche vuote intagliate a forma di teschio e illuminate all’interno da una candela.
I giovani, quando vanno a bussare nelle case, annunciano la loro presenza battendo coperchi e mestoli e recitando un’enigmatica e minacciosa filastrocca locale.
Per questa loro esibizione ricevono in cambio dolci, mandarini, fichi secchi, bibite e denaro. - in Abruzzo in provincia di Pescara le zucche intagliate sono le protagoniste della Festa dei Morti e quando i bambini bussano alle porte al “Chi è?” rispondono “L’anime de le morte” – “Le anime dei morti”.
E nel resto d’Italia come si celebra questa antica festività?
Nella maggior parte delle regioni, dopo la ricorrenza di Ognissanti, si ricordano i defunti attraverso numerosi eventi e l’organizzazione di fiere ricche di fascino e storia.
Solitamente, il giorno del ricordo dei propri cari si scinde in momenti ben precisi: i più piccoli scartano i doni ricevuti e ringraziano le anime dei morti recandosi al cimitero, in seguito con tutta i familiari si mangiano i dolci tipici.
Ma è principalmente in Sicilia che la Festa dei Morti raggiunge l’apoteosi: senza alcun dubbio è l’evento più sentito!
Amata e celebrata da grandi e piccini, le sue radici affondano in antichissime tradizioni religiose e soprattutto gastronomiche.
Cosa ci porteranno i morti?
Da sempre i regali hanno avuto un ruolo fondamentale in questa festività.Venivano donati giocattoli e, in alcune zone in particolare, abitini o accessori, come le scarpe nuove ripiene di cioccolatini e leccornie varie.

Questo perché la Festa dei Morti era considerata quasi come un’anteprima del Natale!
Ecco in ordine i vari momenti della festa:
- I bimbi, già qualche settimana prima, scrivevano ai propri defunti i loro desideri.
Bamboline, trenini e macchinine erano, senza alcun dubbio, le richieste più diffuse anche perché erano sicuri di ricevere biscotti, caramelle e cioccolatini ne lu cannistru dei morti (il cesto dei morti). - Le sere antecedenti alla festività, prima di addormentarsi, i piccoli intensificavano le preghierine dedicandole alle anime dei propri cari.
- La mattina del primo novembre, Ognissanti, la trepidazione era così forte che la domanda del giorno “Chissà cosa ci porteranno i morti?” veniva ripetuta all’infinito, quasi come una litania!
- La sera i piccoli andavano a letto presto per aspettare l’arrivo dei doni perché se i defunti li avessero visti in piedi non avrebbero lasciato nulla!
- La mattina della Festa dei Morti i bambini si alzavano alle prime luci dell’alba e iniziavano la febbrile ricerca dei regali e del cesto ricco di delizie tradizionali.
- I “murticèddri” (defunti) ogni anno si impegnavano a rendere la ricerca più ardua, nascondendo i loro doni in posti sempre diversi: così da rendere la grande attesa e il ritrovamento finale una vera e propria magia!
Ormai è chiaro che In Sicilia il legame con i defunti si materializza anche attraverso i dolci tipici e con la preparazione di piatti caratteristici da consumare in determinati momenti della festività.
Le preparazioni tradizionali siciliane per la Festa dei Morti
Nell’Isola, da provincia a provincia, le usanze del 2 novembre sono molteplici e tutte molto coinvolgenti!
Per quanto riguarda le pietanze, in alcune zone è un classico mangiare lu muffulettu cunzatu (un particolare tipo di pane condito) a pranzo o per la cena.
In alcune famiglie di Palermo si usa, tuttora per l’insolita prima colazione del 2 novembre, consumare la muffuletta cunzata con olio, sale, pepe, origano e addirittura il caciocavallo semistagionato grattugiato, senza dimenticare le sarde salate!

Un’altra tradizione della Festa dei Morti molto diffusa è quella di banchettare con le fave o con dei piatti a base di questo ingrediente, come il celebre macco.

Infatti, secondo antiche credenze, questa tipologia di legumi custodiva le anime dei defunti.
Un’altra usanza della ricorrenza, soprattutto quella palermitana, è legata all’aspetto gastronomico e alla festa di sapori e di colori espressa nel preparare il cosiddetto cannistru (cestino) tradizionalmente composto da delizie tipiche del luogo come:
- Frutta di Martorana – riproduzioni di frutta con farina di mandorle e zucchero
- Pupi di zucchero (pupaccena) – figurine di varie forme e dimensioni di zucchero, farina, albume e acqua di chiodi di garofano
- Ossa di morto (crozzi ‘i mottu) – dolcetti dalla consistenza molto secca e di colore bianco (a forma di osso) e marrone (ricoperti di cioccolato)
- frutta secca
- Anasini – biscotti di mandorla all’anice
- Catalani – frolle ricoperte di glassa di zucchero chiara (biscotti teìo) o scura al cioccolato (biscotti tetù o tatù).

Nelle zone di Favara, invece, ne lu cannistru dei morti si trovano:
- u cavallaggèri di zuccaru o pupi ri zuccaru – statuette di zucchero colorato che riproducono paladini o figure caratteristiche della tradizione siciliana
- Taralli – delizie aromatizzate all’anice ricoperte di glassa al limone o al cacao
- Carcagnèddra (ossa di morti) – biscotti a pasta dura a forma di piccole ossa bianche
- caramelle
- cioccolati
- Biscotti ca ngingiulèna (con i semi di sesamo).

A Catania e dintorni sarà possibile gustare:
- Rame di Napoli – biscotti morbidi realizzati con farina, zucchero, burro e cacao amaro, glassati con il cioccolato e ricoperti da granella di pistacchio.
La ricetta originale prevedeva l’aggiunta di “zuccata” o di marmellata d’arancia all’interno. - ‘Nzuddi – biscotti alle mandorle ricoperti di miele.
- Oss’i mortu – preparati con zucchero, farina, albume e acqua di chiodi di garofano (per questo vengono chiamate anche “Paste di garofano“).
Sono biscotti composti da una parte chiara e una scura, quest’ultima messa sopra la prima, fatti con la stessa pasta e alla quale viene data la forma di piccole ossa bianche. - Piparelle – simili ai cantucci toscani, sono a forma di fettine di pane.
Preparate con farina, cioccolato, albumi d’uovo, mandorle e pepe nero, si gustano inzuppandole nel vino. - Cotognata e mostarda – la prima ricavata dalle mele cotogne, la seconda disponibile in due gusti: all’uva e ai fichi d’India.
Si mangiano sia “fresche” sia rapprese in formine di terracotta che riproducono fiori, frutti e anche simboli religiosi. - Totò – simili alle Rame di Napoli ma, anziché essere ricoperti di cioccolato fondente, sono “sommersi” di cioccolato liquido con forma e consistenza diverse.
- Bersaglieri – biscotti a forma di bastoncini glassati al cioccolato.
La loro versione con la glassa bianca viene chiamata “Regina“.
Tutte queste delizie tipiche del periodo autunnale sono i fiori all’occhiello di molte pasticcerie ma, in tutta la Sicilia, le massaie si dedicano anche a creazioni tradizionali più semplici e altrettanto gustose!
Ecco le altre prelibatezze fatte in casa (con nomi simili o addirittura uguali a quelli sopra citati ma con preparazioni differenti) per l’irrinunciabile appuntamento della Festa dei Morti:
- Nucatulli o mucatulli – biscotti particolarmente croccanti a forma di S con farcitura a vista
- Pupatelli – delizie ripiene di mandorle tostate
- Mustazzola – dolci con il vino cotto
- Rami di meli – biscotti duri al miele
- Biscotti Regina – frolle ricoperte di sesamo.

Nel resto dell’Isola u cannistru, oltre a essere pieno di dolci siciliani tradizionali o frutta secca, si arricchisce di prelibatezze altrettanto gustose ma meno note:
- Mani – pane a forma circolare con due mani che si uniscono
- Dita di apostolo – dolce a forma di mano, a base di pasta all’uovo e riempito di crema di ricotta e panna.
Puntualmente u cannistreddu (il canestrello), preparato per rendere omaggio ai parenti scomparsi, viene consumato dai vivi in una metaforica condivisione tra i due mondi.
A parte gli aspetti pittoreschi ed artistico-culturali, il senso di questa ricorrenza rimane il rispetto e l’amore per coloro i quali, pur non essendo più in vita, sono ancora presenti nelle proprie famiglie attraverso manifestazioni di affetto tangibili: i doni per i bimbi e il cibo per gli adulti.
Regalare il cesto dei morti con i dolci preparati in casa è un atto di amore e generosità ancora più profondo. Ad esempio a Campobello di Licata, nell’Agrigentino, le signore preparano con particolare cura e dedizione li ganghi di vecchia (i denti di vecchia) la versione locale delle ossa di morto da donare ad amici e parenti.

Arrivati a questo punto è ormai chiaro che la Sicilia è la terra che celebra la Festa dei Morti nella maniera più golosa possibile!
Qui le tradizioni gastronomiche sono infinite e variano da una zona all’altra ma, allo stesso tempo, sono molto simili perché si utilizzano materie prime e ingredienti d’eccellenza rigorosamente di stagione e locali!
In più, nonostante si seguano le ricette tradizionali, si sperimenta tanto anche per adattarsi alle esigenze del tempo.
Ad esempio, le Rame di Napoli si trovano in diverse versioni: da quelle semplici (senza ripieno) a quelle con la marmellata d’albicocca, passando per quelle con uno strato di crema alla nocciola o con crema di pistacchio, senza dimenticare le preparazioni con la glassa bianca e le Rame di Napoli senza glutine.
Dopo aver conosciuto e apprezzato la variegata gamma di specialità della tradizione siciliana qui raccontata dai un’occhiata anche al nostro precedente articolo:
Halloween vs Festa dei Morti: tra tradizione e spiritualità
Scoprirai tantissime curiosità sulla Festa dei Morti davvero interessanti.
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